Recentemente ho letto un’intervista ad un business leader di calibro globale, che mi ha colpito in modo speciale.
Quattro anni fa aveva toccato il fondo.
Sulla carta aveva ottenuto ogni traguardo immaginabile: lauree a Harvard e Oxford, una borsa di studio Rhodes, libri diventati bestseller e la possibilità di affiancare personaggi come Oprah Winfrey e Richard Branson. Aveva promosso movimenti globali e fondato organizzazioni attive in tutto il mondo. Eppure, dentro di sé avvertiva un vuoto profondo.
Un evento traumatico nel 2020 l’ha costretto ad affrontare ciò che stava ignorando: era esausto, disincantato e privo di connessione spirituale.
I sintomi erano evidenti: insonnia, mancanza di motivazione, difficoltà di concentrazione.
Racconta di aver seguito pedissequamente il copione del successo — risultati, consenso, crescita — e questo l’aveva svuotato a livello fisico e mentale. Il costo personale è stato elevato, ma il danno sul lavoro ha superato ogni previsione: ha realizzato ciò che molti leader sospettano in silenzio: senza energie non si guida con efficacia.
Sul piano aziendale ha iniziato a prendere decisioni affrettate e ha registrato un aumento del turnover.
Secondo un’indagine del 2024, il 55% degli amministratori delegati ha dichiarato di aver vissuto un problema di salute mentale nell’ultimo anno, segnando un balzo del 24% rispetto all’anno precedente.
E’ un tema a me molto caro.
Quando chi guida si sente fuori fuoco, le scelte perdono sostanza, la fiducia si incrina e la cultura interna si affievolisce. Se invece un leader è radicato in uno scopo, il team prospera: crescono motivazione, fidelizzazione, creatività, chiarezza e slancio.
È questa connessione con il senso che nutre ogni risultato.
Il cambiamento di solito non arriva da un trucco di ottimizzazione del tempo, ma da un vero cambio di prospettiva. Quando si arriva a quel punto, bisogna iniziare a porsi domande profonde: chi sono senza il mio ruolo? Quali attività mi fanno battere il cuore? Cosa voglio comunicare con la mia esistenza?
Sono molti gli strumenti che ci possono supportare in questo percorso: un diario quotidiano, visualizzazioni e respiro consapevole. Digiuno intermittente, ottimizzazione del sonno e terapie rigenerative. E ancora: Biohacking, medicina della longevità e un lavoro profondo su se stessi. Questi interventi possono dare più vigore, ma il vero cambiamento arriva con l’allineamento ai valori.
Ti senti sull’orlo del burnout? Prova a cambiare routine mattutina: riserva i primi novanta minuti della giornata solo per te. Meditazione, movimento, lettura — tutto ciò che ti collega alla chiarezza prima del vortice di email, messaggi e impegni.
Consiglio: Chiediti tutte le mattine: “Cosa renderebbe questa giornata più significativa, indipendentemente dal risultato?”
Inizia da qui.
Dedica 20 minuti alla meditazione guidata, 20 alla corsa leggera e 20 alla lettura di testi ispirazionali.
Il calendario è uno specchio delle priorità. Se la maggior parte degli appuntamenti prosciuga la tua energia, nessun integratore potrà rimediare. Inizia a riservare momenti di appagamento: mentoring, passeggiate all’aria aperta, sessioni di brainstorming. È così che puoi diventare un leader più presente e capace di ascoltare.
Prova questo esercizio: riprendi il tuo calendario settimanale, evidenzia in verde le attività che ti danno energia e in rosso quelle che ti prosciugano. Poi agisci su un elemento alla volta.
I numeri hanno un peso, ma se l’unico motore è la pressione, la stanchezza diventa inevitabile. Uno scopo ben definito, invece, ti sostiene giorno dopo giorno.
Definisci una frase che racchiuda il tuo ruolo di leader. Tienila sempre sott’occhio e lascia che orienti il tuo stile di gestione.
Porta i temi del significato e del benessere emotivo in team meeting e riunioni di vertice.
Normalizzando il dialogo su valori e stati d’animo si crea un ambiente più umano e resiliente. Puoi chiedere ai collaboratori:
“Qual è la parte del tuo lavoro che ti è sembrata più significativa ultimamente?”
e ascoltare con attenzione le loro risposte.
Se all’esterno tutto sembra funzionare ma dentro ti senti disorientato, non è un difetto: è un segnale da non ignorare.
Lo stress cronico non è un emblema del sacrificio, e il benessere interiore non è un lusso privato ma un dovere verso il proprio team. Un leader saldo nei propri principi genera un circolo virtuoso: squadre più unite, clima migliore e realtà destinate a durare.
Non hai scalato tanti traguardi per ritrovarti vuoto in cima. Impegnati a rimettere al centro ciò che conta e guida con coerenza.