La differenza tra un elenco puntato e una narrazione convincente riguarda la capacità di suscitare empatia e durare nel ricordo. Un episodio in cui un cliente trasforma il prodotto in un nuovo scenario d’uso continua a circolare, perché le storie non si limitano ai dati: creano legami, conferiscono senso e imprimono un ricordo persistente.

Le slide stracariche di punti chiave rischiano di dissolversi non appena chiudete la presentazione. Al contrario, un racconto ben costruito prosegue il suo percorso, persuadendo e motivando l’audience. Succede perché nel cervello umano le storie accendono leve emotive e attivano aree di memoria profonda, dando alle informazioni un contorno memorabile.

Quando si tratta di far atterrare una comunicazione e spingerla verso un cambiamento concreto, le parole non bastano: servono strutture capaci di trasformare concetti astratti in esperienze comprensibili. È così che la narrazione si conferma elemento chiave per spostare l’attenzione dall’ascolto all’azione.

Non è necessario essere romanzieri per rendere un discorso avvincente. Basterà seguire alcuni modelli collaudati che aiutano a dare ritmo, tensione e chiarezza anche alle presentazioni più tecniche.

Esistono modelli comprovati che trasformano contenuti secchi in proposte capaci di generare coinvolgimento e spingere condivisioni. Ecco cinque approcci adatti a differenti obiettivi, pubblici e canali: dallo storytelling strategico al semplice report interno.

Il canovaccio Pixar

  • Una volta…
  • Ogni giorno…
  • Fino a che un giorno…
  • Per questo motivo…
  • Alla fine…

Questo schema viene da Pixar e spiega come qualsiasi storia acquisisca forza attraverso una trasformazione. Pensate al rapporto fra Carl e Russel in Up, o a Nemo che impara a fidarsi: a ogni variazione dell’equilibrio corrisponde un nuovo passo del protagonista. Applicato a una slide di prodotto, rende chiaro dove eravamo, cosa ha generato la rottura e quali obiettivi state raggiungendo oggi.

Quando usarlo: per presentare una visione di medio-lungo termine, un lancio innovativo o un cambio di direzione nel team. Questo approccio enfatizza evoluzione e adattamento, guidando il pubblico lungo una sequenza comprensibile.

Il modello ABT (And–But–Therefore)

Struttura:

  • And: descrizione della situazione
  • But: introduce la tensione
  • Therefore: svela la soluzione

Si tratta di un formato estremamente conciso che richiede di organizzare il discorso in tre fasi: creare contesto, individuare la sfida e proporre la risposta. Grazie alla semplicità, fissa rapidamente l’attenzione e impedisce divagazioni inutili.

Quando usarlo: in un elevator pitch per investitori, in un sommario esecutivo o in post che devono agganciare l’attenzione sui social. In meno di 30 secondi, consegnate un caso chiaro e convincente.

StoryBrand di Donald Miller

  • C’è un protagonista
  • Con un bisogno
  • Che incontra una guida
  • Che fornisce un piano
  • E invita all’azione
  • Poi arriva il successo (o si evita il fallimento)

L’elemento rivoluzionario di StoryBrand consiste nel porre chi ascolta al centro della vicenda: il brand diventa il mentore. Illustrando una roadmap chiara e mostrando come superare le sfide, si crea una connessione immediata con il cliente. Pensate a una landing page che non parli di voi, ma descriva il percorso che porta l’utente al traguardo.

Quando usarlo: nei materiali di marketing, nei tutorial di onboarding o nelle campagne digitali. Permette di far sentire ogni persona protagonista e di evidenziare il valore della vostra offerta.

Il formato What–So What–Now What

  • What: descrive lo stato attuale
  • So What: ne spiega la rilevanza
  • Now What: definisce le mosse successive

Questo modello nasce per tenere il messaggio focalizzato su ciò che conta: evidenzia le cause, spiega l’impatto e chiude con una chiamata implicita all’azione. Risulta particolarmente utile quando si passa da numeri e statistiche a decisioni concrete.

Quando usarlo: durante gli allineamenti tra dipartimenti, nei report di avanzamento progetti o nelle comunicazioni con il board. Riduce ogni forma di ambiguità aiutando a trarre indicazioni operative da ogni aggiornamento.

Piramide di Minto

  • Iniziare dalla conclusione
  • Raggruppare i concetti per temi
  • Sostenere ogni gruppo con dati o evidenze

Ideata da Barbara Minto, ex-consulente McKinsey, questa struttura organizza i contenuti in modo logico e gerarchico. Offre un percorso di lettura immediato: prima le risposte, poi le ragioni. Va dritto al punto e riduce al minimo le ambiguità, elemento fondamentale in un contesto decisionale ad alta velocità.

Quando usarla: nelle presentazioni C-Suite, nei documenti di lavoro strategici o nelle proposte di progetto. Fa risaltare il filo logico alla base dell’analisi e accelera il processo di validazione.

La scelta del modello dipende dal risultato desiderato: per una spiegazione rapida e incisiva, ABT copre l’essenziale; se servono chiarezza e sequenza logica, la Piramide di Minto offre un’impostazione solida; se cercate empatia e coinvolgimento emozionale, il canovaccio Pixar o StoryBrand creano un legame immediato. Un mix calibrato farà risaltare ogni aspetto del vostro messaggio.

In azienda, chi comunica ha spesso l’obiettivo di guidare il cambiamento senza generare confusione o resistenze. Affidarsi al mix giusto di modelli narrativi significa creare messaggi che parlano al cuore e alla mente, rendendo ogni passaggio più fluido. Sperimentate a combinare il canovaccio Pixar con l’immediatezza di ABT, oppure unite StoryBrand alla precisione del What–So What–Now What per ottenere chiarezza e coinvolgimento simultanei.

Che stiate presentando una roadmap, negoziando una partnership o convincendo un team interno, ricordate una sola cosa: i fatti informano, le storie muovono. I comunicatori di maggiore impatto trasformano le analisi in racconti che cambiano prospettiva.