Avete lanciato un prodotto capace di risolvere un problema concreto, ma vi sentite bloccati: vendite lente, visite fugaci, conversioni contenute e utenti che nemmeno notano l’offerta. Dopo settimane o mesi dedicati a perfezionare la landing page, a scrivere testi persuasivi, a impostare campagne pubblicitarie e persino a ottenere qualche citazione da parte di influencer, il risultato è deludente.
Molte soluzioni, anche di buon livello, fanno fatica a emergere, non tanto per limiti intrinseci quanto per strategie di comunicazione poco incisive.
Ecco alcuni aspetti su cui concentrare l’attenzione prima di investire nuovi budget:
- Dare rilievo al vantaggio reale per l’utente anziché alle specifiche tecniche.
- Rivolgersi alle persone giuste, adattando il messaggio alle modalità di ciascun canale.
- Diversificare formati e approcci, definendo in modo chiaro il posizionamento sul mercato.
Un lungo elenco di funzioni può colpire l’occhio, ma non risponde al bisogno di chi cerca un aiuto concreto. Se le prime righe sul sito, sui banner o nelle email puntano su termini come “potenziato da intelligenza artificiale” o “best-in-class” senza raccontare in che modo la routine quotidiana ne trae beneficio, l’interesse si spegne.
Per capire cosa comunicare, immaginate il momento preciso in cui qualcuno utilizza il prodotto. Qual è il contesto? Quali dubbi o priorità ha già in mente quando arriva sulla vostra pagina? Solo questo conta davvero.
Succede spesso di voler coprire un pubblico troppo ampio. Il rischio è di non parlare a nessuno. Una soluzione pensata per “piccoli imprenditori” include freelance solitari e manager di team di trenta persone: esigenze e priorità divergono. Un messaggio che cerca di abbracciare troppi profili finisce per risultare generico.
Definire un target non significa rinunciare alla visibilità, bensì creare connessioni autentiche. Quando individuate chi trae il massimo beneficio, instaurare fiducia diventa più semplice ed è lì che può avviarsi una crescita solida.
Un annuncio non corrisponde a una home page, e una pagina prodotto non è la stessa cosa di un post sui social. Spesso gli stessi testi e design vengono replicati ovunque senza tenere conto del funzionamento di ciascuna piattaforma. Chi scorre la timeline non legge un lungo racconto sulle origini del brand; chi clicca un risultato di ricerca non vuole un pulsante d’acquisto due righe dopo l’inizio della descrizione.
Ogni punto di contatto porta con sé aspettative diverse. Se il messaggio iniziale non risponde alla motivazione che ha spinto l’utente a cliccare, l’interesse sfuma e la colpa ricade sul prodotto, anche quando è valido.
Analizzate ogni canale separatamente. Se l’accesso arriva da una query di ricerca, qual era la domanda sottostante? Se proviene da un consiglio di un conoscente, quali idee già circolano sul vostro brand? Iniziate da lì.
Non basta spiegare cos’è il prodotto: chi valuta una novità vuole sapere come si confronta con gli strumenti già in uso, quanto tempo richiede la configurazione, se si adatta al proprio caso e come ne usufruiscono altri clienti. Saltare questa fase significa chiedere la decisione finale prima che l’utente abbia tutte le informazioni.
Nella fase intermedia entrano in gioco demo, tabelle di comparazione e case study. Non sono solo elementi di prova sociale, bensì strumenti che aiutano chi sta valutando a stabilire se quel prodotto sia la scelta migliore.
Non tutti necessitano di un percorso d’acquisto lungo, tuttavia un tasso di conversione inferiore alle aspettative non si risolve semplicemente con più visibilità: spesso servono dettagli aggiuntivi per chi conosce già l’offerta.
Spesso non fallisce il marketing in generale, bensì l’uso di un unico formato di annuncio o di un solo testo riproposto ovunque. Se quel singolo approccio non funziona, ogni tentativo rischia di andare a picco.
Pur individuando un messaggio in grado di convertire, basare l’intera strategia su di esso crea una vulnerabilità: algoritmi e comportamenti mutano, il pubblico si abitua e senza alternative non c’è spazio per reagire.
Un’impostazione equilibrata può prevedere tre modalità di scoperta — motori di ricerca, social network e passaparola — oppure tre categorie di contenuti — sensibilizzazione, analisi e invito all’azione. Distribuendo energie e formati, il calo di efficacia di un singolo elemento non compromette l’intero risultato.
Pur essendo una soluzione ben realizzata, un prodotto che non comunica con chiarezza cosa offre e a chi si rivolge resta invisibile nel confronto con offerte simili. La collocazione sul mercato serve a spiegare il motivo d’esistenza, il bisogno a cui risponde e la tipologia di utente a cui si rivolge.
Se il linguaggio è identico a quello di tutti i concorrenti, scegliere diventa complicato. Quando il messaggio è talmente diverso da risultare astruso, il potenziale cliente abbandona senza comprendere l’offerta. Molto spesso prevale una soluzione semplice che risolve un’urgenza, piuttosto che un servizio sofisticato ma poco chiaro.
Ripensate testi, pubblico di riferimento e canali impiegati. A volte basta modificare il target, affinare il messaggio o variare l’approccio distributivo per ottenere un riscontro sorprendentemente migliore.